FARE GLI SCREENING È NECESSARIO PER CAPIRE E GUARIRE
Per superare la grave crsi pandemica, sarà necessario conoscere, istruire, e applicare ciò che la storia e la scienza ci hanno già insegnato
Persone, medici, paramedici, e professionisti della amministrazione sanitarie e della politica federale e globale, devono aver ben chiaro cosa sia un'indagine aticorpale ma anche allergologica, specie in un momento storico in cui tutti noi possiamo essere venuti a contatto o meno con agenti incogniti provenienti dagli elementi naturali o dalla vicinanza di nostri simili, ma anche che tutti noi possiamo avere una particolare storia allergologica e patologica pregressa che può renderci incompatibili coi vaccini sperimentali.
È proprio per entrambi i suddetti motivi, che oltre le prudenti ed ovvie misure igieniche e di distanziamento, sono necessarie anche le misure di accertamento preventivo, le terapie curative e le misure di accertamento post curativo per verificare se un paziente sia guarito o meno dopo una determinata somministrazione terapeutica.
Tali misurazioni sono anche ovviamente necessarie anche in concomitanza della somministrazione vaccinale la quale costituisce un vero e proprio progetto di somministrazione collettiva di terapie preventive sperimentali, che verrebbero ad inserirsi nella fascia dei pazienti disponibili all'inoculazione, che ricordiamo è consigliata ma sempre facoltativa e soggettiva, a livello prioritario per evitare il prolungamento delle misure preventive oltre un periodo di tempo ragionevolmente ed economicamente sostenibile dalla nostra società.
Sono proprio e sopratutto queste ultime terapie sperimentali preventive che per essere valide devono basarsi infatti su una precisa ed esatta indagine allergologica e sierologica preventiva e sucessiva alla malattia, alla terapia, o alla vaccinazione, allo scopo di fornire un quadro dello stato iniziale e dello stato finale di salute del paziente.
In altre parole, ogni screening preventivo deve essere completato da almeno un omologo test sierologico successivo alla guarigione o alla terapia, effettuato dopo un ragionevole intervallo di tempo post vaccinazione, che determini l'effettiva scomparsa delle IgM, segnaletiche dello stato di reazione attiva al virus, all'adenuo virusvaccinale attenuato, oppure alle proteine MrnaIgE eventualmente scatenate da parte delle sostanze inoculate.
fonte https://draft.blogger.com/blog/post/edit/6749514858416735238/5933986430672260556
Affidabilità dei test sierologici
Differente sembrerebbe anche il grado di affidabilità dei test: “Sui test qualitativi, i cosiddetti test a cassetta - spiega il Prof. Corsi Romanelli -, non siamo in grado di definire i livelli di affidabilità e accuratezza, perché hanno grandi limitazioni in base al cut-off che viene definito, ovvero la soglia che stabilisce il limite di separazione tra positività e negatività al test.
I test quantitativi, che hanno un elevato grado di affidabilità e accuratezza, utilizzano sistemi di rilevazione con chemiluminescenza (CLIA) oppure sistemi immunoenzimatici (ELISA).
A oggi sono diversi i test sierologici quantitativi che hanno ottenuto l’EUA (Emergency use authorization) dalla Food and Drug Administration americana e possono essere utilizzati in tutto il mondo”.
La misurazione degli anticorpi IgM e IgG
A prescindere dalla modalità di rilevazione, i test sierologici vanno a indagare la presenza degli anticorpi del virus SARS-CoV-2 nel sangue.
Esistono cinque tipologie di anticorpi prodotti dal sistema immunitario (IgM – IgG – IgA – IgD – IgE), ma nelle diverse fasi dell’infezione virale le più considerate sono:
IgM: prodotti nella fase iniziale, solitamente appaiono al 4°-6° giorno dalla comparsa dei sintomi della malattia e, dopo qualche settimana, scompaiono;
IgG: prodotti più tardi (9°-12° giorno), rimangono all’interno dell’organismo per periodo più lungo.
Sono gli anticorpi IgG a essere indicativi dell’immunità, la cui durata è ancora un tema dibattuto e poco chiaro.
IgG trimerici
“Oggi, a distanza di tempo, sappiamo che la quantità di anticorpi presenti nelle persone che hanno avuto la malattia o che hanno ricevuto un vaccino, sia a mRNA sia a vettore virale, è variabile.
Esistono molti test sierologici che vanno a valutare la qualità degli anticorpi IgG nei confronti della spike protein S1-S2. Siamo a conoscenza dell’esistenza di IgG trimerici (Trimeric S – IgG), ovvero degli anticorpi IgG particolari che si sviluppano all’interno dell’organismo nel momento in cui viene inoculato il vaccino.
Questo valore, espresso in AU (arbitrary unit)/ml o BAU (Binding Arbitrary Unit), secondo indicazioni della World Health Organization, esprime la presenza di anticorpi in pazienti che hanno contratto il virus e valuta la risposta immunitaria contro la proteina Spike nativa a seguito dell’avvenuta vaccinazione.
Il nome ‘trimerico’ deriva dalla particolare forma sferica: non ha niente di diverso dal normale anticorpo anti S1-S2, ma quando questo incontra la proteina Spike nativa si conforma e si muta, imitando la conformazione della proteina nativa presente nel virus.
Questa mutazione permette di rilevare l’intero spettro della risposta immunitaria al virus, una risposta a 360° che minimizza l’impatto delle mutazioni delle varianti, perché fornisce un numero maggiore di epitopi (piccola parte di antigene che lega l'anticorpo specifico).
Dosare il valore di IgG trimerici può darci una risposta in merito al nostro livello di immunizzazione, valutando anche l’eventualità di sottoporsi magari a una terza dose”.
Non sono solo numeri
“Occorre fare attenzione perché monitorare costantemente la nostra copertura anticorpale può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Potrebbe entrare in campo la paura di perdere gli anticorpi, l’ossessione per i valori numerici in discesa, l’ansia per la durata della protezione.
Innanzitutto è bene fare riferimento al cut-off del test sierologico, quel numero – specifico per singolo test e laboratorio – che indica il valore soglia di positività/negatività alla presenza di anticorpi.
Se il nostro valore, qualsiasi esso sia, è superiore al cut-off, non abbiamo – in quel momento – necessità di sottoporci a un richiamo di vaccino. Ricordiamo inoltre che questi valori scendono e sono diversi a seconda del soggetto, poiché esiste la variabilità biologica: ciascuno risponde con tempi e modalità propri.
Anticorpi autoprodotti
Risale al 29 aprile la pubblicazione del primo studio che confermava lo sviluppo degli anticorpi in tutti i pazienti che si sono ammalati di COVID-19.
Pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Medicine, l’indagine ha rivelato come tutti coloro che hanno contratto il virus SARS-CoV-2 hanno sviluppato delle immunoglobuline che possono proteggere da una seconda infezione. Una scoperta importante, che ha dato sostanzialmente il “via libera” alla realizzazione dei test sierologici per individuare la presenza di anticorpi nella popolazione.
A distanza di un anno, si sono moltiplicati gli studi scientifici sul tema e sono stati fatti enormi passi avanti nella battaglia contro il SARS-CoV-2: lo sviluppo di numerosi vaccini, l’approvazione da parte di FDA, EMA e AIFA di 4 sieri, la vaccinazione massiccia della popolazione, che contava – al 30/06/2021 – oltre 44 milioni di dosi somministrate in Italia.
Esistono tuttavia alcuni aspetti ancora ignoti legati all’immunità, soprattutto riguardo la durata. Quanto permane l’immunità “Anche a distanza di un anno, a questa domanda rispondo dicendo che non possiamo saperlo ora. Il numero che scopriamo attraverso un test sierologico può non essere completamente rappresentativo della nostra risposta immunitaria: oltre ai linfociti B, esistono i linfociti T, in particolare i linfociti T e B di memoria, che possono sopravvivere per anni.
Non sappiamo se la vaccinazione ci darà un permanente stato di copertura (come il vaccino anti-varicella o rosolia), ma probabilmente ci saranno persone che avranno molto più anticorpi per molto tempo.
Quello che la scienza sta cercando di fare, con uno straordinario sforzo collettivo, è quello di trasformare il COVID-19 in un banale ‘raffreddore’. Non stiamo combattendo il virus, ma stiamo cercando di ‘domarlo’ per renderlo innocuo”.
Il tampone PCR-RT e antigenico, naso faringeo
Non va mai trascurata la fondamentale importanza del tampone per la diagnosi della malattia: “Per diagnosticare l’infezione attiva l’unico strumento che abbiamo è il tampone naso-faringeo.
La sierologia, infatti, non ci aiuta nella diagnostica, ma nella parte prognostica e a livello epidemiologico, per capire come si è mosso il virus e se rimarrà.
Per una diagnosi corretta vanno realizzati i tamponi, alla comparsa dei sintomi (positivo) e a conclusione della malattia.
In concomitanza del tampone però è sempre necessario e indispensabile realizzare il test sierologico. Anche perché, non dimentichiamolo, ci sono casi di pazienti positivi al tampone anche dopo 50 giorni dagli esordi della malattia –
Ripasso
CHE COSA SONO GLI ANTICORPI?
Gli anticorpi, o immunoglobuline (Ig), sono proteine prodotte da alcuni globuli bianchi, i linfociti B, che vengono coinvolte nella risposta immunitaria nei confronti di qualsiasi sostanza (per esempio un allergene) o microrganismo (virus, batteri ecc.) riconosciuti come pericolosi.
Gli anticorpi, una volta entrati in contatto con specifiche molecole “estranee” all’organismo, chiamate antigeni, sono in grado per esempio di interferire con la capacità dei microrganismi patogeni di interagire con le cellule dell’organismo o di stimolare la loro eliminazione da parte di specifiche cellule immunitarie.
QUANTI TIPI DI ANTICORPI ESISTONO?
Esistono cinque tipologie di anticorpi, che possono essere classificate a seconda della loro funzione.
- Immunoglubuline A (IgA): rappresentano circa il 15% degli anticorpi totali. Sono specializzate nella difesa dalle infezioni locali e dalle aggressioni a livello delle mucose. (respiratorie, intestinali ecc.). Soprattutto nel muco e nelle secrezioni esterne dell’organismo (lacrime, saliva, secrezioni genitourinarie, latte materno e colostro ecc).
- Immunoglubuline D (IgD): la loro funzione non è ancora completamente chiara, sono presenti sulla membrana dei linfociti B, probabilmente con il ruolo di recettori.
- Immunoglobuline E (IgE): sono coinvolte nelle reazioni immunitarie allergiche e nelle infestazioni da parassiti.
- Immunoglobuline M (IgM): sono coinvolte nella prima risposta immunitaria a una nuova infezione o a un antigene estraneo.
- Immunoglobuline G (IgG): rappresentano circa il 70-80% delle immunoglobuline totali. Si trovano in tutti i fluidi corporei e sono fondamentali per combattere le infezioni da virus e batteri. Sono la classe di anticorpi che vengono trasmessi dalla madre al feto attraverso la placenta.
Inoltre
- Le IgE sono prodotte da plasmacellule localizzate nei linfonodi che drenano il sito di ingresso dell'antigene o localmente, nei siti di reazioni allergiche, da plasmacellule derivate da centri germinativi che si sviluppano all'interno del tessuto infiammato. Le IgE differiscono dagli altri isotipi anticorpali per essere localizzate prevalentemente nei tessuti, dove sono strettamente legate alla superficie dei mastociti attraverso il recettore IgE ad alta affinità noto come FcεRI. Il legame dell'antigene alle IgE reticola questi recettori e questo provoca il rilascio di mediatori chimici dai mastociti, che può portare allo sviluppo di una reazione di ipersensibilità di tipo I. Anche i basofili e gli eosinofili attivati esprimono FcεRI; possono quindi manifestare IgE legate alla superficie e partecipare anche alla produzione di reazioni di ipersensibilità di tipo I.
- Il test delle IgE è indicato per la diagnosi di allergia.
- Le immunoglobuline M (IgM) sono prodotte dalle plasmacellule come parte della risposta immunitaria umorale adattativa dell'organismo contro un agente patogeno estraneo. A riposo maturi ma ingenui, i linfociti B esprimono IgM come recettore dell'antigene transmembrana che funziona come parte del recettore delle cellule B (BCR). L'attivazione delle cellule B in risposta al legame dell'antigene al BCR determina una rapida divisione cellulare ed espansione clonale del linfocita B attivato, producendo molte cellule progenie che possono differenziarsi in plasmacellule che secernono anticorpi o linfociti B della memoria. Gli anticorpi sono simili nella struttura alle immunoglobuline transmembrana ma mancano di un breve segmento transmembrana all'estremità carbossi-terminale. L'IgM è il primo anticorpo secreto dal sistema immunitario adattativo in risposta a un antigene estraneo. L'IgM monomerico è un eterotetramero di circa 180 kDa. Tuttavia, la forma secreta di IgM esiste prevalentemente in una configurazione pentamerica con un peso molecolare maggiore di 900 kDa. Nel siero, l'IgM ha un'emivita di circa 5-10 giorni ed è composta da circa il 12% di carboidrati in peso.La concentrazione sierica media di IgM nel corpo è di circa 1,5 mg/ml.
- L'immunoglobulina G (IgG) è un tipo di anticorpo. Rappresentando circa il 75% degli anticorpi sierici nell'uomo, le IgG sono il tipo più comune di anticorpo presente nella circolazione sanguigna. Le molecole di IgG vengono create e rilasciate dalle cellule B del plasma. Ogni anticorpo IgG ha due paratopi.
- La misurazione dell'immunoglobulina G può essere uno strumento diagnostico per determinate condizioni, come l'epatite autoimmune, se indicata da determinati sintomi.Clinicamente, i livelli di anticorpi IgG misurati sono generalmente considerati indicativi dello stato immunitario di un individuo a particolari agenti patogeni. Un esempio comune di questa pratica sono i titoli estratti per dimostrare l'immunità sierologica a morbillo, parotite e rosolia (MMR), virus dell'epatite B e varicella (varicella), tra gli altri.
- Il test delle IgG non è indicato per la diagnosi di allergia.
Correlazione tra IgG E IgE
- Date le proprietà opposte delle sottoclassi IgG (fissazione e mancata fissazione del complemento; legame e mancato legame FcR), e il fatto che la risposta immunitaria alla maggior parte degli antigeni includa un mix di tutte e quattro le sottoclassi, è stato difficile capire come le IgG e le sottoclassi possono lavorare insieme per fornire immunità protettiva. Nel 2013 è stato proposto il modello temporale della funzione delle IgE e delle IgG umane. Questo modello suggerisce che le IgG3 (e le IgE) compaiono presto in una risposta. L'IgG3, sebbene di affinità relativamente bassa, consente alle difese mediate da IgG di unirsi alle difese mediate da IgM per eliminare antigeni estranei. Successivamente, vengono prodotte IgG1 e IgG2 di maggiore affinità. Il relativo equilibrio di queste sottoclassi, in qualsiasi complesso immunitario che si forma, aiuta a determinare la forza dei processi infiammatori che seguono. Infine, se l'antigene persiste, viene prodotta IgG4 ad alta affinità, che attenua l'infiammazione aiutando a ridurre i processi mediati da FcR.
- Che la desensibilizzazione orale con LV abbia un impatto sul sistema immunologico è dimostrato dal fatto che in quasi tutti gli studi è stata osservata una diminuzione della concentrazione sierica delle IgE specifiche per il LV. Questa, pur non potendo essere considerata la prova dell’induzione della tolleranza, può invece essere interpretata, in un certo senso, come la prova di una modificazione della storia naturale “biologica” di questi bambini, indipendentemente dal risultato clinico della SOTI. Oltre alle modificazioni delle IgE specifiche, sono state osservate anche variazioni, in aumento, delle IgG4 specifiche. Queste linee di tendenza, vale a dire il calo delle IgE specifiche e l’aumento delle IgG4 specifiche, pur potendo essere interpretate da un punto di vista clinico come fattori prognostici positivi, non possono essere utilizzate come strumenti sicuri per definire l’effetto positivo o negativo di una desensibilizzazione orale con alimenti. La prova della tolleranza clinica può essere fornita, allo stato attuale, solo dall’esecuzione di un test di provocazione alimentare. Protocolli di desensibilizzazione effettuati con altri alimenti hanno messo in evidenza anche variazioni di IL-10, IL-5, IFN-, TNF-, ma questo va oltre gli scopi di questa trattazione (Jones et al., 2009).
QUAL È LA DIFFERENZA TRA IgG E IgM?
Gli anticorpi IgM e IgG rappresentano le principali armi di difesa dell’organismo contro le malattie infettive e si comportano come una staffetta:
- le IgM sono i primi anticorpi a essere prodotti in seguito al contatto con un agente estraneo. Se ne trovano tracce nel sangue dopo 5-10 giorni e la loro produzione aumenta rapidamente per alcune settimane, per poi calare e interrompersi quando subentrano le IgG (le IgM possono essere rilevate nel sangue anche a distanza di 3-4 mesi)
- la produzione di IgG aumenta generalmente dopo qualche settimana dall’infezione e diminuisce gradualmente fino a stabilizzarsi. Le IgG aiutano a sviluppare una risposta immunitaria secondaria, che si verifica nelle esposizioni successive a uno stesso antigene. Rappresentano infatti la “memoria” del sistema immunitario, che in questo modo si ricorda di microrganismi con cui è già entrato in contatto ed è pronto a intervenire in caso di una successiva infezione.
IMPORTANTE
- È proprio su questo meccanismo che si basa l’immunità vaccinale: si crea la memoria immunologica nei confronti di un agente infettante provocando una risposta del sistema immunitario mediante l’iniezione di un microrganismo ucciso oppure vivo ma attenuato (quindi inoffensivo), oppure di una molecola che riproduca parte del microrganismo e che stimoli una risposta in grado di reagire anche con l’agente infettivo originale.
In questo modo, se si entra in contatto con il microrganismo contro cui si è stati vaccinati saranno già presenti nell’organismo anticorpi specifici (IgG) e la risposta immunitaria sarà rapida ed efficace.
A CHE COSA SERVONO I TEST SIEROLOGICI?
Si tratta di un test che ha lo scopo di rilevare la presenza o la quantità di alcune immunoglobuline (specifiche per un particolare antigene) nel siero, ovvero il liquido che viene ottenuto dal sangue dopo aver eliminato la parte corpuscolata (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) e alcune proteine deputate al processo di coagulazione del sangue (per esempio il fibrinogeno e i fattori di coagulazione).
Generalmente si misurano IgG e IgM per ottenere un quadro della situazione immunitaria e valutare se un individuo è entrato in contatto con un determinato microrganismo oppure se la vaccinazione a cui si è sottoposto ha indotto la produzione di anticorpi specifici.
Il test può essere qualitativo o quantitativo:
- il test sierologico quantitativo si esegue su un campione di sangue ottenuto con prelievo venoso e misura la concentrazione totale di IgG, IgM e IgA;
- il test sierologico qualitativo rileva esclusivamente la presenza o l’assenza di anticorpi IgG e IgM, senza dare indicazione sulla quantità di anticorpi presenti.
COSA INDICA IL RISULTATO DI UN TEST SIEROLOGICO?
I risultati del test sierologico eseguito per valutare l’eventuale esposizione a un microrganismo patogeno possono essere:
- IgM e IgG negative: non c’è stata infezione o l’esposizione al patogeno è avvenuta da troppo poco tempo e non è stata ancora sviluppata una reazione immunitaria rilevabile, oppure il livello di anticorpi prodotti è troppo basso per essere rilevato dal test;
- solo IgM positive: l’esposizione all’antigene è molto recente.
- IgM e IgG positive: l’infezione è in corso ed è stata contratta da poco tempo;
- solo IgG positive: l’infezione c’è stata ma non è recente. Non sempre è possibile stabilire se il soggetto che si è sottoposto al test è protetto da una successiva infezione e per quanto tempo.
A seconda dei risultati e dell’antigene indagato, il medico potrebbe aver bisogno di prescrivere altri test per arrivare a una diagnosi precisa.
fonte https://www.auxologico.it/approfondimenti/test-sierologici-leggono-risultati
Determina dell'Aifa
AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO
DETERMINA 4 agosto 2021
Definizione delle modalita' e delle condizioni di impiego
dell'anticorpo monoclonale sotrovimab, ai sensi del decreto 12 luglio
2021. (Determina n. DG 911/2021). (21A04883)
(GU n.187 del 6-8-2021)
IL DIRETTORE GENERALE
Visti gli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n.
300, recante «Riforma dell'organizzazione del Governo a norma
dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59»;
Visto l'art. 48 del decreto-legge 30 settembre 2003 n. 269,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326,
che istituisce l'Agenzia italiana del farmaco;
Visto il decreto 20 settembre 2004, n. 245, del Ministro della
salute, di concerto con i Ministri della funzione pubblica e
dell'economia e delle finanze, concernente il «Regolamento recante
norme sull'organizzazione ed il funzionamento dell'Agenzia italiana
del farmaco, a norma dell'art. 48, comma 13, del decreto-legge 30
settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24
novembre 2003, n. 326», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della
Repubblica italiana del 28 settembre 2004, n. 228;
Visto il «Regolamento di organizzazione, del funzionamento e
dell'ordinamento del personale dell'Agenzia italiana del farmaco»,
pubblicato sul sito istituzionale dell'AIFA e di cui e' stato dato
avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie
generale - n. 140 del 17 giugno 2016;
Visto il decreto del Ministro della salute del 15 gennaio 2020, con
cui il dott. Nicola Magrini e' stato nominato direttore generale
dell'Agenzia italiana del farmaco con decorrenza dal 2 marzo 2020;
Visto il decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, recante
«Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di
modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali
per uso umano» e, in particolare, l'art. 5, comma 2, ai sensi del
quale «In caso di sospetta o confermata dispersione di agenti
patogeni, tossine, agenti chimici o radiazioni nucleari
potenzialmente dannosi, il Ministro della salute puo' autorizzare la
temporanea distribuzione di un medicinale per cui non e' autorizzata
l'immissione in commercio, al fine di fronteggiare tempestivamente
l'emergenza»;
Visto il decreto del Ministro della salute 30 aprile 2015, recante
«Procedure operative e soluzioni tecniche per un'efficace azione di
farmacovigilanza adottate ai sensi del comma 344 dell'art. 1 della
legge 24 dicembre 2012, n. 228 (Legge di stabilita' 2013)»,
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23 giugno 2015, n. 143;
Vista la legge 22 dicembre 2017, n. 219, recante «Norme in materia
di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento» e,
in particolare, l'art. 1, comma 4;
Visto il decreto del Ministro della salute 6 febbraio 2021, recante
«Autorizzazione alla temporanea distribuzione dei medicinali a base
di anticorpi monoclonali per il trattamento di COVID-19», pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale dell'8 febbraio 2021, n. 32;
Visto il decreto del Ministro della salute 12 luglio 2021, recante
«Autorizzazione alla temporanea distribuzione dei medicinali a base dell'anticorpo monoclonale sotrovimab e proroga del decreto 6
febbraio 2021», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio
2021, n. 180;
Visto l'art. 1, comma 4, del decreto del Ministro della salute
succitato, ai sensi del quale «Con successivi provvedimenti,
l'Agenzia italiana del farmaco definisce modalita' e condizioni
d'impiego dei medicinali di cui al comma 2, in coerenza con la scheda
informativa dei prodotti approvata dalla medesima Agenzia»;
Visto l'art. 2, comma 1, del decreto ministeriale di cui sopra, ai
sensi del quale «L'Agenzia italiana del farmaco istituisce un
registro dedicato all'uso appropriato e al monitoraggio dell'impiego
dei medicinali di cui all'art. 1 e, sulla base della valutazione dei
dati di farmacovigilanza, comunica tempestivamente al Ministro della
salute la sussistenza delle condizioni per la sospensione o la revoca
immediata del presente decreto»;
Considerato il parere della Commissione tecnico scientifica
dell'Agenzia italiana del farmaco reso in data 24 maggio 2021, che ha
rilevato che l'efficacia dell'anticorpo sotrovimab appare non molto
dissimile da quella dei farmaci utilizzabili ai sensi dell'art. 5,
paragrafo 3, della direttiva 2001/83/CE e che una volta autorizzato
potra' essere reso disponibile alle stesse condizioni previste per
gli altri anticorpi monoclonali;
Considerato che con il decreto ministeriale 12 luglio 2021 sopra
citato, e' stata autorizzata, nelle more del perfezionamento delle
procedure finalizzate all'autorizzazione all'immissione in commercio,
la temporanea distribuzione dei medicinali per il trattamento di
COVID-19 a base dell'anticorpo monoclonale sotrovimab dell'azienda
GlaxoSmithKline, privo di una autorizzazione all'immissione in
commercio nel territorio europeo e nazionale;
Determina:
Art. 1
Modalita' e condizioni di impiego
1. L'anticorpo monoclonale sotrovimab, prodotto dall'azienda
GlaxoSmithKline, e' impiegato per il trattamento della malattia da
coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e
adolescenti di eta' pari o superiore a 12 anni che non necessitano di
ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio
di progressione a COVID-19 severa.
2. L'anticorpo monoclonale di cui al comma 1 e' impiegato nel
rispetto delle seguenti modalita':
a) la selezione del paziente e' affidata ai medici di medicina
generale, ai pediatri di libera scelta, ai medici delle USCA(R) e, in
generale, ai medici che abbiano l'opportunita' di entrare in contatto
con pazienti affetti da COVID di recente insorgenza e con sintomi
lievi-moderati e di indirizzarli rapidamente alla struttura presso la
quale effettuare il trattamento e deve avvenire nel rispetto dei
criteri fissati dalla CTS, e indicati nell'ambito del registro di
monitoraggio, di cui all'art. 2;
b) la prescrivibilita' del prodotto e' limitata ai medici
operanti nell'ambito delle strutture identificate a livello locale
per la somministrazione;
c) e' raccomandato il trattamento nell'ambito di una struttura
ospedaliera o comunque in setting che consentano una pronta ed
appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi;
d) la prescrizione ed il trattamento devono garantire la
somministrazione del prodotto il piu' precocemente possibile rispetto
all'insorgenza dei sintomi, e comunque non oltre i dieci giorni
dall'inizio degli stessi;
e) gli operatori sanitari nella gestione del trattamento tengono
conto delle informazioni riportate negli allegati 1 e 2, che
costituiscono parte integrante della presente determina.
3. La definizione del percorso attraverso il quale vengono
identificati i pazienti eleggibili al trattamento e' rimessa ai
provvedimenti delle regioni e delle province autonome.
Art. 2
Registro di monitoraggio
1. E' istituito un registro dedicato all'uso appropriato e al
monitoraggio dei medicinali a base di anticorpi monoclonali di cui
all'art. 1, comma 2, del decreto del Ministro della salute 6 febbraio
2021.
2. Ai fini della prescrizione degli anticorpi monoclonali per il
trattamento di COVID-19, i centri utilizzatori specificatamente
individuati dalle regioni dovranno compilare la scheda raccolta dati
informatizzata di arruolamento che indica i pazienti eleggibili e la
scheda di follow-up, secondo le indicazioni pubblicate sul sito
istituzionale dell'AIFA, piattaforma web - all'indirizzo
https://servizionline.aifa.gov.it
Nelle more della piena attuazione del registro di monitoraggio
web-based, onde garantire la disponibilita' del trattamento ai
pazienti, le prescrizioni dovranno essere effettuate in accordo ai
criteri di eleggibilita' e appropriatezza prescrittiva riportati
nella documentazione consultabile sul portale istituzionale
dell'AIFA:
https://www.aifa.gov.it/registri-e-piani-terapeutici1
3. I dati inerenti ai trattamenti effettuati a partire dalla data
di entrata in vigore della presente determina, tramite la modalita'
temporanea suindicata, dovranno essere successivamente riportati
nella piattaforma web, secondo le modalita' che saranno indicate nel
sito:
https://www.aifa.gov.it/registri-farmaci-sottoposti-a-monitoraggio
Art. 3
Sistema di farmacovigilanza
1. Per le reazioni avverse riguardanti il medicinale di cui alla
presente determina si applica quanto previsto dal decreto del
Ministro della salute 30 aprile 2015 citato in premessa.
2. I medici e gli altri operatori sanitari, nell'ambito della
propria attivita', sono tenuti a segnalare, entro e non oltre le
trentasei ore, le sospette reazioni avverse dei medicinali utilizzati
ai sensi della presente determina, in modo completo e secondo le
modalita' pubblicate sul sito istituzionale dell'AIFA.
3. I medici, gli altri operatori sanitari e i pazienti trasmettono
le segnalazioni di sospette reazioni avverse o alla persona
qualificata responsabile della farmacovigilanza della struttura
sanitaria di appartenenza o direttamente alla rete nazionale di
farmacovigilanza, attraverso il portale web dell'AIFA. Per le
segnalazioni ricevute tramite l'apposita scheda cartacea, le persone
qualificate responsabili della farmacovigilanza provvedono, previa
verifica della completezza e della congruita' dei dati,
all'inserimento e alla validazione della segnalazione, entro e non
oltre sette giorni dalla data del ricevimento della stessa, nella
banca dati della rete nazionale di farmacovigilanza. Per le
segnalazioni inviate direttamente alla rete nazionale di
farmacovigilanza, attraverso il portale web dell'AIFA, le persone
qualificate responsabili della farmacovigilanza della struttura
sanitaria di appartenenza del segnalatore, provvederanno alla
validazione di tali segnalazioni, entro e non oltre sette giorni
dalla data di inserimento della stessa nella rete nazionale di
farmacovigilanza. Le persone qualificate responsabili della
farmacovigilanza provvedono alla ricerca attiva di informazioni
aggiuntive sulle segnalazioni, ove necessario.
4. Le persone qualificate responsabili della farmacovigilanza
provvedono all'inoltro di tali segnalazioni all'azienda che ha
fornito il medicinale utilizzato ai sensi della presente determina.
Art. 4
Oneri a carico dell'azienda
1. L'azienda e' tenuta ad aggiornare le informazioni per gli
operatori sanitari e le informazioni per il paziente, contenute,
rispettivamente, negli allegati 1 e 2 della presente determina.
2. In caso di modifiche delle suddette informazioni, l'azienda ne
da' tempestiva comunicazione ad AIFA, al fine di concordarne il
contenuto.
Art. 5
Consenso informato
1. La struttura sanitaria responsabile dell'impiego dei medicinali
a base di anticorpi monoclonali, e' tenuta ad acquisire il consenso
informato nei modi e con gli strumenti previsti dall'art. 1, comma 4,
della legge n. 219/2017.
Art. 6
Disposizioni finali
1. La presente determina e' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale
della Repubblica italiana e ha effetto dal giorno successivo a quello
della sua pubblicazione, ed e' altresi' pubblicata sul sito
istituzionale dell'Agenzia italiana del farmaco.
Roma, 4 agosto 2021
Il direttore generale: Magrini
Allegato 1
Informazioni per gli operatori sanitari
- Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale. Cio'
permettera' la rapida identificazione di nuove informazioni sulla
sicurezza. Agli operatori sanitari e' richiesto di segnalare
qualsiasi reazione avversa sospetta. Vedere paragrafo 4.8 per
informazioni sulle modalita' di segnalazione delle reazioni avverse.
Questo medicinale non e' stato ancora completamente studiato e
non ha ricevuto l'approvazione dell'Agenzia europea per i medicinali
(EMA). In Italia ne e' stata autorizzata la temporanea distribuzione
per il trattamento di COVID-19 con decreto del Ministro della salute
del 12 luglio 2021 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio
2021, n. 180.
1. Denominazione del medicinale
Sotrovimab concentrato per soluzione per infusione 500 mg (62,5
mg/mL)
2. Composizione qualitativa e quantitativa
Ogni flaconcino contiene 500 mg di sotrovimab in 8 mL (62,5
mg/mL).
Sotrovimab e' un anticorpo monoclonale IgG1 kappa (IgG1k)
completamente umano.
Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
3. Forma farmaceutica
Concentrato per soluzione per infusione (concentrato sterile).
Sotrovimab concentrato per soluzione per infusione e' una soluzione
chiara, incolore o di colore da giallo a marrone, da diluire in una
soluzione di cloruro di sodio prima della somministrazione per
infusione endovenosa.
4. Informazioni cliniche
4.1 Indicazioni terapeutiche
Sotrovimab e' indicato per il trattamento della malattia da
coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e
adolescenti (di eta' pari o superiore a 12 anni che abbiano un peso
corporeo di almeno 40 kg) che non necessitano di ossigenoterapia
supplementare per COVID-19 e che sono a rischio di progressione a
COVID-19 severa.
Si definiscono ad alto rischio i pazienti che soddisfano almeno
uno dei seguenti criteri:
indice di massa corporea (Body Mass Index, BMI) ≥30, oppure
>95° percentile per eta' e per genere
insufficienza renale cronica, incluse dialisi peritoneale o
emodialisi
diabete mellito non controllato (HbA1c>9,0% 75 mmol/mol) o con
complicanze croniche
immunodeficienza primitiva o secondaria
eta' >65 anni
malattia cardio-cerebrovascolare (inclusa ipertensione con
concomitante danno d'organo)
broncopneumopatia cronica ostruttiva e/o altra malattia
respiratoria cronica (ad es. soggetti affetti da asma, fibrosi
polmonare o che necessitano di ossigenoterapia per ragioni differenti
da SARS-CoV-2)
epatopatia cronica [con seguente box di warning: «gli anticorpi
monoclonali non sono stati studiati in pazienti con compromissione
epatica moderata o severa»]
emoglobinopatie
patologie del neurosviluppo e patologie neurodegenerative.
COVID-19 deve essere di recente insorgenza (e comunque da non
oltre dieci giorni) e confermata da positivita' di esame virologico
diretto per SARS-CoV-2. Il trattamento e' possibile oltre i dieci
giorni dall'esordio solo in soggetti con immunodeficienza che
presentino: sierologia per SARS-COV-2 negativa e prolungata
positivita' al tampone molecolare.
Nessun beneficio clinico e' stato osservato con sotrovimab nei
pazienti ospedalizzati per COVID-19. Pertanto, sotrovimab non deve
essere usato in pazienti che:
sono ospedalizzati per COVID-19
ricevono ossigenoterapia per COVID-19
necessitano, a causa di COVID-19, di un aumento del flusso di
ossigenoterapia cronica gia' in atto per comorbilita' preesistente.
4.2 Posologia e modo di somministrazione
Il trattamento deve essere iniziato e monitorato da un medico
adeguatamente formato. L'utilizzo di sotrovimab e' limitato alle
strutture sanitarie che consentano una pronta ed appropriata gestione
di eventuali reazioni avverse severe (vedere paragrafo 4.4).
Posologia
Dose raccomandata
La dose raccomandata di sotrovimab negli adulti e negli
adolescenti (di eta' pari o superiore a 12 anni e che abbiano un peso
corporeo di almeno 40 kg) e' una singola infusione endovenosa (ev)
diluita di 500 mg.
Durata del trattamento e monitoraggio
Dose singola
I pazienti devono essere monitorati durante e almeno un'ora dopo
il completamento dell'infusione di sotrovimab.
Popolazioni speciali
Uso pediatrico
La sicurezza e l'efficacia di sotrovimab in bambini e
adolescenti di eta' inferiore a 12 anni o che abbiano un peso
inferiore a 40 kg non sono state ancora stabilite. Non ci sono dati
disponibili. Non e' raccomandato un aggiustamento della dose in
pazienti di eta' pari o superiore a 12 anni e che pesano almeno 40
kg.
Uso geriatrico
La farmacocinetica di sotrovimab in pazienti di eta' pari o
superiore a 65 anni non e' stata ancora stabilita. In ogni caso, non
e' considerato necessario un aggiustamento della dose.
Compromissione renale
Sotrovimab non e' stato studiato in pazienti con compromissione
renale. In ogni caso, non e' considerato necessario alcun
aggiustamento della dose.
Compromissione epatica
Non e' noto se sia necessario un aggiustamento della dose in
pazienti con compromissione epatica. Non sono stati condotti studi
specifici.
Modo di somministrazione
Per uso endovenoso.
Sotrovimab deve essere diluito prima della somministrazione.
Sotrovimab deve essere somministrato come singola infusione
endovenosa (ev) nell'arco di 30 minuti. I pazienti devono essere
monitorati durante e almeno un'ora dopo la somministrazione.
Sotrovimab non deve essere somministrato come infusione rapida o
bolo.
Sotrovimab deve essere preparato da un operatore sanitario
qualificato utilizzando tecniche asettiche.
Preparazione per la diluzione
1. Rimuovere un flaconcino di sotrovimab dal frigorifero (2 °C
- 8 °C) e lasciarlo stabilizzare a temperatura ambiente, al riparo
dalla luce, per circa 15 minuti.
2. Ispezionare visivamente il flaconcino per rilevare
l'eventuale presenza di particelle e verificare che non ci siano
danni visibili al flaconcino. Se il flaconcino risulta essere
inutilizzabile, eliminarlo e ripetere l'operazione con un flaconcino
nuovo.
3. Ruotare delicatamente il flaconcino diverse volte prima
dell'uso senza creare bolle d'aria. Non scuotere o agitare
energicamente il flaconcino.
Istruzioni per la diluizione
1. Prelevare 8 mL da una sacca per infusione contenente 50 mL o
100 mL di cloruro di sodio per preparazioni iniettabili allo 0,9% (9
mg/mL).
2. Prelevare 8 mL dal flaconcino di sotrovimab.
3. Iniettare gli 8 mL di sotrovimab nella sacca per infusione
attraverso il setto.
4. Eliminare ogni residuo inutilizzato nel flaconcino in quanto
il prodotto non contiene conservanti. La confezione e' per un singolo
utilizzo e deve essere usata per un singolo paziente.
5. Prima dell'infusione, agitare delicatamente la sacca per
infusione, avanti e indietro, da 3 a 5 volte. Non capovolgere la
sacca per infusione. Evitare che si formino bolle d'aria.
La soluzione diluita di sotrovimab deve essere somministrata
immediatamente. Se la somministrazione immediata non e' possibile, la
soluzione diluita puo' essere conservata per un massimo di 4 ore a
temperatura ambiente (da 20 °C a 25 °C) o in frigorifero per un
massimo di 24 ore (da 2 °C a 8 °C).
Istruzioni per la somministrazione
1. Collegare un set per infusione alla sacca per infusione
utilizzando un tubo con foro standard. Per la somministrazione della
soluzione si raccomanda l'utilizzo di un filtro in linea da 0,2
micron.
2. Effettuare la preparazione (priming) del set per infusione
con una soluzione per infusione di cloruro di sodio allo 0,9% (9
mg/mL).
3. Somministrare l'infusione per via endovenosa nell'arco di 30
minuti a temperatura ambiente.
4.3 Controindicazioni
Ipersensibilita' al principio attivo o ad uno qualsiasi degli
eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Precedente reazione anafilattica ad un anticorpo monoclonale.
4.4 Avvertenze speciali e precauzioni d'impiego
Ipersensibilita'
In uno studio su pazienti ospedalizzati e' stata riportata
anafilassi in seguito all'infusione di sotrovimab. Se si verificano
segni e sintomi di una reazione di ipersensibilita' clinicamente
significativa, interrompere immediatamente la somministrazione e
avviare una terapia appropriata.
Reazioni correlate all'infusione
Con sotrovimab sono state segnalate reazioni correlate
all'infusione nello studio COMET-ICE (vedere paragrafo 5) e nel
programma clinico in corso. Tutte le reazioni correlate all'infusione
dello studio COMET-ICE sono state di intensita' da lieve a moderata.
Se si verifica una reazione correlata all'infusione, considerare di
rallentare o interrompere l'infusione e insieme somministrare
appropriate cure di supporto.
Tracciabilita'
Al fine di migliorare la tracciabilita' dei medicinali
biologici, il nome e il numero di lotto del medicinale somministrato
devono essere chiaramente registrati.
4.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme d'interazione
Non sono stati condotti studi formali sull'interazione di
sotrovimab con altri medicinali.
Sotrovimab non e' escreto per via renale e non e' metabolizzato
dagli enzimi del citocromo P450 (CYP); percio' sono improbabili
interazioni con medicinali concomitanti che sono escreti per via
renale o che sono substrati, induttori o inibitori degli enzimi del
CYP.
La somministrazione concomitante di sotrovimab con vaccini
anti-COVID-19 non e' stata studiata.
4.6 Fertilita', gravidanza e allattamento
Fertilita'
Non sono stati effettuati studi sulla fertilita'.
Gravidanza
I dati relativi all'uso di sotrovimab in donne in gravidanza
non esistono o sono in numero limitato. Non sono stati condotti studi
di tossicita' riproduttiva sugli animali. Tuttavia, in uno studio di
reattivita' crociata utilizzando proteine umane embrio-fetali, non
sono emersi legami di interesse clinico. Poiche' sotrovimab e' un
anticorpo del tipo immunoglobuline G (IgG), e' in grado di
attraversare la barriera placentare, passando dalla madre al feto in
fase di sviluppo. Il beneficio o il rischio potenziali di questo
passaggio sullo sviluppo del feto non sono noti.
Sotrovimab deve essere usato in gravidanza solo se il beneficio
atteso per la madre giustifica il potenziale rischio per il feto.
Allattamento
Non sono disponibili dati sull'escrezione di sotrovimab nel
latte materno. Il rischio per i neonati/lattanti non puo' essere
escluso. E' noto che le IgG umane sono escrete nel latte materno.
Deve essere presa la decisione se interrompere l'allattamento o
astenersi dalla terapia con sotrovimab tenendo in considerazione il
beneficio dell'allattamento per il bambino e il beneficio della
terapia per la donna.
4.7 Effetti sulla capacita' di guidare veicoli e sull'uso di
macchinari
Non ci sono studi per valutare gli effetti sulla capacita' di
guidare veicoli e sull'uso di macchinari.
Devono essere considerati lo stato clinico del paziente e il
profilo degli effetti indesiderati di sotrovimab quando si valuta la
capacita' del paziente di svolgere compiti che richiedano capacita'
di giudizio, motorie o cognitive.
4.8 Effetti indesiderati
Sono in corso studi clinici per valutare la sicurezza di
sotrovimab. Per le precauzioni d'uso vedere paragrafo 4.4.
Riassunto del profilo di sicurezza
Il profilo di sicurezza di sotrovimab e' stato valutato
nell'analisi ad interim di uno studio controllato, randomizzato verso
placebo su 868 pazienti non ospedalizzati con COVID-19 (COMET-ICE).
Tutti i pazienti hanno ricevuto una infusione endovenosa di 500
mg di sotrovimab o placebo. Gli eventi avversi registrati nel
COMET-ICE sono elencati nella Tabella 1 (≥1% in entrambi i bracci).
Due pazienti hanno interrotto il trattamento a causa di uno stravaso
dal sito di infusione; successivamente l'infusione e' stata
completata per entrambi. Tutte le reazioni correlate all'infusione
sono state di intensita' lieve e moderata (vedere paragrafo 4.4). Non
sono stati osservati eventi riconducibili ad intensificazione
dell'infezione anticorpo-mediata (ADE). L'unico evento verificatosi
con una frequenza maggiore all'1% nel braccio di trattamento con
sotrovimab e' stata la diarrea (<1% nel gruppo placebo). Tutti gli
altri eventi avversi che hanno avuto una frequenza maggiore o uguale
all'1% sono avvenuti nel braccio placebo.
Tabella 1
Incidenza di eventi avversi come riportati in almeno l'1% dei
pazienti in entrambi i gruppi di trattamento nello studio COMET-ICE.
==========================================================================
| | Sotrovimab 500
mg (N=430) | Placebo (N=438)
Infezione polmonare da | | |
|COVID-19ª | 4 (<1%) | 14 (3%)
Cefalea | 3 (<1%) | 9 (2%)
Infezione polmonare | 0 | 7 (2%)
Disidratazione | 0 | 5 (1%)
Dispnea | 2 (<1%) | 5 (1%)
Nausea | 4 (<1%) | 5 (1%) |
Diarrea | 6 (1%) | 3 (<1%)
Nello studio COMET-ICE i ricoveri in ospedale, inclusi quelli
dovuti alla progressione di COVID-19, sono stati inseriti nella
categoria degli eventi avversi severi. Eventi avversi severi sono
stati segnalati su 7 dei 430 pazienti (2%) nel gruppo trattato con
sotrovimab e su 26 dei 438 pazienti (6%) del gruppo trattato con
placebo. Nel gruppo trattato con sotrovimab e' stata osservata
diverticolite in due pazienti, ognuno con una storia pregressa di
diverticolite e obesita'. L'infezione polmonare da COVID-19,
l'infezione polmonare e/o la disidratazione sono state segnalate
in due o piu' soggetti nel gruppo trattato con placebo Nel braccio di
trattamento con sotrovimab sono stati riportati singoli casi di:
cancro del polmone non a piccole cellule, ostruzione dell'intestino
tenue, iperglicemia e diabete mellito. Nel braccio trattato con
placebo sono stati riportati singoli casi di: ipovolemia,
insufficienza respiratoria acuta, dispnea, ipossia, embolia
polmonare, sofferenza respiratoria, pancreatite ostruttiva,
saturazione di ossigeno diminuita e lesione traumatica renale acuta.
L'infezione polmonare da COVID-19 che si e' manifestata nel gruppo
placebo, e' stata considerata dallo sperimentatore come un evento
avverso severo possibilmente correlato al trattamento in studio.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si
verificano dopo l'autorizzazione del medicinale e' importante, in
quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto
beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari e'
richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il
sistema nazionale di segnalazione al link:
https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse
includendo il numero di lotto, se disponibile.
4.9 Sovradosaggio
Non vi sono trattamenti specifici per il sovradosaggio di
sotrovimab. In caso di sovradosaggio, avviare una terapia di supporto
e monitoraggio, se necessario.
5. Proprieta' farmacologiche
Meccanismo d'azione
Sotrovimab e' un anticorpo monoclonale ricombinante umano IgG1
che si lega ad un epitoto altamente conservato della proteina spike
(S) nel sito di legame del recettore (RBD) del SARS-CoV-2 con un'alta
affinita' (costante di dissociazione Kd = 0,21 nM), ma non compete
con il sito di legame del recettore umano dell'enzima 2 che converte
l'angiotensina. Il dominio Fc di sotrovimab include le sostituzioni
amminoacidiche M428L ed N434S (modifica LS) che aumenta l'emivita
dell'anticorpo ma non inficia la funzione effettrice della porzione
Fc che e' stata dimostrata in colture cellulari.
Attivita' antivirale
Sotrovimab ha dimostrato attivita' neutralizzante verso il
virus SARS-CoV-2 in vitro (EC
5
0 100,1 ng / mL) e in vivo (≥5 mg / kg
in criceti infettati dal SARS-CoV-2) come anche alta attivita'
neutralizzante verso virus pseudo-tipizzato contenente la proteina
spike del SARS-CoV-2.
Sotrovimab ha dimostrato in vitro attivazione della porzione
FcyR in un test con cellule Jurkat che esprimono FcyRIIa (alleli R131
9/8/2021 *** ATTO COMPLETO ***
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario
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a bassa affinita' e H131 ad alta affinita'), FcyRIIIa (alleli F158 a
bassa affinita' e V158 ad alta affinita') e FcyRIIb. Sotrovimab ha
inoltre mostrato attivita' ADCC and ADCP su colture cellulari.
Resistenza antivirale
Esiste un potenziale rischio di fallimento terapeutico dovuto
all'emergere di varianti virali resistenti a sotrovimab. Gli
operatori sanitari prescrittori devono prendere in considerazione la
prevalenza delle varianti del SARS-CoV-2 nella loro area, laddove i
dati siano disponibili, quando valutano le opzioni terapeutiche. In
una selezione di colture cellulari di virus resistenti e' emersa una
sostituzione di E340A e ha mostrato una riduzione di attivita' >100
volte in colture con pseudovirus (VLP).
Una valutazione con VLP in colture cellulari ha mostrato che
l'epitopo contenente la sequenza dei polimorfismi P337H/L/R/T e
E340A/K/G conferiva una ridotta suscettibilita' a sotrovimab in base
all'aumento osservato dell'EC50, nei valori mostrati tra parentesi:
E340K (>297 volte), P337R (>276 volte), P337L (180 volte), E340A
(>100 volte), E340G (27 volte), P337H (7,50 volte) e P337T (5,438
volte). La presenza della variante D614G ad alta prevalenza, da sola
o in associazione, non ha alterato la capacita' neutralizzante di
sotrovimab. Le valutazioni in vitro con pseudovirus VLP indicano che
sotrovimab mantiene attivita' contro le seguenti varianti della
proteina spike: variante del Regno Unito (Alpha) (B.1.1.7; variazione
di 2,30 volte del valore EC
5
0 ); variante del Sudafrica (Beta)
(B.1.351; variazione di 0,60 volte del valore EC
5
0 ); variante del
Brasile (Gamma) (P.1; variazione di 0,35 volte del valore EC
5
0 ) e
variante della California (Epsilon) (B.1.427 /B.1.429; variazione di
0,70 volte del valore EC
5
0 ). I dati sulla microneutralizzazione del
virus originale SARS-CoV-2 indicano anche che sotrovimab mantiene
attivita' nei confronti delle seguenti varianti: Regno Unito
(variazione di 3 volte del valore EC
5
0 ), Sudafrica (variazione di
1,2 volte del valore EC
5
0 ) e Brasile (variazione di 1,4 volte del
valore EC
5
0 ).
Nello studio clinico COMET-ICE varianti dell'epitopo emerse dopo
la valutazione al basale sono state rilevate in otto pazienti inclusi
nel braccio di trattamento con sotrovimab. L'impatto clinico di
queste varianti non e' ancora noto. La raccolta e l'analisi dei dati
sono ancora in corso.
Efficacia clinica
Lo studio 214367 (COMET-ICE) era uno studio di Fase II / III
randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo che ha
valutato sotrovimab come trattamento per i pazienti affetti da
COVID-19 non ospedalizzati e ad alto rischio di complicanze mediche
della malattia. I pazienti inclusi avevano un'eta' pari o superiore a
18 anni e presentavano almeno una delle seguenti comorbidita':
diabete, obesita' (BMI> 30), malattia renale cronica, insufficienza
cardiaca congestizia, malattia polmonare ostruttiva cronica o asma da
moderata a severa, o erano pazienti che avevano un'eta' pari o
superiore a 55 anni. Lo studio ha incluso pazienti con sintomi
insorti da ≤ 5 giorni, che avessero una saturazione dell'ossigeno
misurata a temperatura ambiente ≥94% e infezione da SARS-CoV-2, come
confermato da test di laboratorio locali e / o effettuati in
strutture abilitate ad effettuare i test. I pazienti con COVID-19
severa che richiedevano ossigeno supplementare od ospedalizzazione
sono stati esclusi dallo studio. I pazienti sono stati trattati con
una singola infusione di 500 mg di sotrovimab (N = 291) o placebo (N
= 292) per oltre un'ora (popolazione Intention to treat (ITT) alla
prima analisi ad interim).
Il 46% dei partecipanti randomizzati era di sesso maschile.
L'eta' mediana della popolazione complessiva randomizzata era di 53
anni (range: 18-96). Il 22% dei partecipanti aveva un'eta' pari o
superiore a 65 anni e l'11% aveva piu' di 70 anni. La maggioranza dei
partecipanti era di razza bianca (87%); il 7% era di razza nera o
afroamericana e il 6% asiatica. L'etnia della maggior parte dei
soggetti era ispanica o latina (63%). Il 58% dei partecipanti ha
ricevuto sotrovimab o placebo entro 3 giorni dall'insorgenza dei
sintomi di COVID-19 e il 42% entro 4-5 giorni. I tre fattori di
rischio o comorbidita' predefiniti piu' comuni sono stati l'obesita'
9/8/2021 *** ATTO COMPLETO ***
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario 10/13
(63%), i 55 anni o piu' di eta' (47%) e il diabete richiedente un
trattamento farmacologico (23%). Nel complesso, le caratteristiche
demografiche e della malattia al basale erano ben bilanciate tra i
bracci di trattamento.
L'efficacia di sotrovimab e' stata valutata in un'analisi ad
interim dello studio COMET-ICE in corso. L'endpoint primario, la
progressione di COVID-19 al Giorno 29, si e' ridotto dell'85%
rispetto al placebo (riduzione del rischio relativo corretto) nei
soggetti che hanno ricevuto sotrovimab vs placebo (p = 0,002).
La tabella 2 fornisce i risultati dell'obiettivo primario e degli
endpoint secondari piu' rilevanti dello studio COMET-ICE.
Parte di provvedimento in formato grafico
6. Informazioni farmaceutiche
6.1 Elenco degli eccipienti
La soluzione di sotrovimab contiene:
L-istidina
L-istidina cloruro monoidrato
saccarosio
polisorbato 80
metionina
6.2 Incompatibilita'
Questo medicinale non deve essere miscelato o somministrato
simultaneamente con altri medicinali nella stessa linea dedicata, ad
eccezione di quelli di quelli menzionati al paragrafo 4.2.
6.3 Periodo di validita'
Flaconcino chiuso: 18 mesi.
Soluzione per infusione dopo diluizione
La soluzione diluita e' destinata ad essere utilizzata
immediatamente.
Se la somministrazione immediata non e' possibile, la soluzione
diluita deve essere conservata fino a un massimo di 4 ore a
temperatura ambiente (da 20 °C a 25 °C) o in frigorifero per un
massimo di 24 ore (da 2 °C a 8 °C).
6.4 Precauzioni particolari per la conservazione
Conservare in frigorifero (da 2 °C a 8 °C).
Non congelare.
Conservare nella confezione originale per proteggere il
medicinale dalla luce.
Per le condizioni di conservazione dopo la diluizione, vedere
paragrafo 6.3.
6.5 Natura e contenuto del contenitore
Sotrovimab e' una soluzione per infusione concentrata (8 mL di
soluzione) in un flaconcino di vetro Tipo I con tappo in clorobutile,
sigillo in alluminio e cappuccio in plastica rimovibile.
Il flaconcino e' monouso e privo di conservanti.
6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento
Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale
medicinale devono essere smaltiti in conformita' alla normativa
locale vigente.
7. Titolare della autorizzazione alla distribuzione e produttore
Titolare dell'autorizzazione alla distribuzione: GlaxoSmithKline
S.p.a. Viale dell'Agricoltura, n. 7 - 37135 Verona (Italia).
Produttori:
GlaxoSmithKline Manufacturing S.p.a. - Strada provinciale
Asolana, 90 - 43056 San Polo di Torrile, Parma, Italia
(Produzione, confezionamento primario, etichettatura e
confezionamento secondario, prove di rilascio, rilascio di lotti)
PPD Development, L.P., USA
(Rilascio di prodotto e test di stabilita')
Allegato 2
Informazioni per il paziente
- Medicinale sottoposto a monitoraggio addizionale. Cio'
permettera' la rapida identificazione di nuove informazioni sulla
sicurezza. Lei puo' contribuire segnalando qualsiasi effetto
indesiderato riscontrato durante l'assunzione di questo medicinale.
Vedere la fine del paragrafo 4 per le informazioni su come segnalare
gli effetti indesiderati.
Questo medicinale non e' stato ancora completamente studiato e
non ha ricevuto l'approvazione dell'Agenzia europea per i medicinali
(EMA). In Italia ne e' stata autorizzata la temporanea distribuzione
per il trattamento di COVID-19 con decreto del Ministro della salute
del 12 luglio 2021 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 29 luglio
2021, n. 180.
Sotrovimab 500 mg concentrato per soluzione per infusione
Legga attentamente questo foglio prima che le sia somministrato
questo medicinale perche' contiene importanti informazioni per lei.
Conservi questo foglio. Potrebbe aver bisogno di leggerlo di
nuovo.
Se ha qualsiasi dubbio, si rivolga al medico o all'infermiere.
Se si manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, compresi
quelli non elencati in questo foglio, si rivolga al medico o al
farmacista. Vedere paragrafo 4.
Contenuto di questo foglio
1. Cos'e' sotrovimab e a cosa serve
2. Cosa deve sapere prima che le sia somministrato sotrovimab
3. Come e' somministrato sotrovimab
4. Possibili effetti indesiderati
5. Come conservare sotrovimab
6. Contenuto della confezione e altre informazioni
1. Cos'e' sotrovimab e a cosa serve
Sotrovimab e' un medicinale in fase di studio per il trattamento
della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) da lieve a moderata,
negli adulti e adolescenti di eta' pari o superiore a 12 anni che
abbiano un peso corporeo di almeno 40 kg, che non necessitano di
ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio
di progressione a COVID-19 severa. Sotrovimab contribuisce a ridurre
la quantita' di virus presente nell'organismo; questo puo' aiutarla a
stare meglio piu' velocemente. Il trattamento con sotrovimab ha
ridotto il numero di persone che sono state ricoverate in ospedale o
che si sono recate al pronto soccorso per motivi legati a COVID-19.
Le informazioni sulla sicurezza o l'efficacia (quanto bene funziona
sotrovimab) dell'uso di sotrovimab per il trattamento di COVID-19
sono limitate.
2. Cosa deve sapere prima che le sia somministrato sotrovimab
Non le deve essere somministrato sotrovimab
Non le sara' somministrato sotrovimab:
se e' allergico a sotrovimab o ad uno qualsiasi degli altri
componenti di questo medicinale (elencati al paragrafo 6).
→ Parli con il medico o l'infermiere il prima possibile, se
questo e' il suo caso.
Avvertenze e precauzioni
Sotrovimab puo' causare reazioni allergiche o reazioni durante
o dopo l'infusione (vedere paragrafo 4).
Bambini e adolescenti
Sotrovimab non deve essere somministrato ai bambini di eta'
inferiore a 12 anni.
Altri medicinali e sotrovimab
→ Riferisca al medico o all'infermiere se sta assumendo, ha
recentemente assunto o potrebbe assumere qualsiasi altro medicinale,
inclusi medicinali ottenuti senza prescrizione medica.
Gravidanza e allattamento
Se e' in corso una gravidanza, se sospetta o sta pianificando
una gravidanza o se sta allattando con latte materno informi il
medico o l'infermiere. Sotrovimab non e' stato studiato in donne in
gravidanza o in allattamento.
Guida di veicoli e utilizzo di macchinari
Non ci sono studi per valutare gli effetti di sotrovimab sulla
capacita' di guidare veicoli o usare macchinari.
3. Come e' somministrato sotrovimab
Sotrovimab viene somministrato per infusione endovenosa (ev) in
un arco di tempo pari a 30 minuti. Ricevera' una singola dose di
sotrovimab da 500 mg.
Durante la somministrazione sara' tenuto in osservazione da un
medico qualificato per almeno 1 ora dopo la fine dell'infusione.
4. Possibili effetti indesiderati
Come tutti i medicinali, questo medicinale puo' causare effetti
indesiderati sebbene non tutte le persone li manifestino.
Sotrovimab e' stato somministrato a un numero limitato di
persone, per cui la frequenza degli effetti indesiderati e' ancora
non nota. Possono verificarsi effetti indesiderati gravi e
inaspettati. L'effetto indesiderato segnalato con maggiore frequenza
e' stato la diarrea.
Reazioni durante o dopo l'infusione
Sotrovimab puo' causare reazioni allergiche o reazioni durante o
fino a 24 ore dopo l'infusione. I sintomi possono includere:
vampate
brividi
febbre
difficolta' respiratoria
battito cardiaco accelerato
abbassamento improvviso della pressione sanguigna
→ Si rivolga immediatamente al medico se pensa di avere
questi sintomi
Altri effetti indesiderati
E' stata osservata diarrea.
→ Informi il medico o l'infermiere se questa diventa grave o
problematica, oppure se nota altri effetti indesiderati non elencati
in questo foglio.
Segnalazione degli effetti indesiderati
Se manifesta un qualsiasi effetto indesiderato, compresi quelli
non elencati in questo foglio, si rivolga al medico o all'infermiere.
Puo' inoltre segnalare gli effetti indesiderati direttamente tramite
il sito web dell'Agenzia italiana del farmaco: https://www.
aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse Segnalando gli
effetti indesiderati puo' contribuire a fornire maggiori informazioni
sulla sicurezza di questo medicinale.
5. Come conservare sotrovimab
La responsabilita' per la conservazione di questo medicinale e
per lo smaltimento di eventuali residui e' a carico degli operatori
sanitari.
Prima dell'uso, sotrovimab deve essere conservato in frigorifero
(da 2 °C a 8 °C) nella confezione originale per proteggere il
medicinale dalla luce.
Una volta diluito, sotrovimab deve essere utilizzato
immediatamente. Se la somministrazione immediata non e' possibile, le
sacche di soluzione diluita possono essere conservate fino ad un
massimo di 4 ore a temperatura ambiente (da 20 °C a 25 °C) o fino ad
un massimo di 24 ore in frigorifero (da 2 °C a 8 °C).
Non congelare.
Tenere fuori dalla vista e dalla portata dei bambini.
Non usare dopo la data di scadenza indicata sull'etichetta dopo
Scad.
Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale
medicinale devono essere smaltiti in conformita' alla normativa
locale vigente.
6. Contenuto della confezione e altre informazioni
Cosa contiene sotrovimab
Il principio attivo e' sotrovimab. Ogni flaconcino di soluzione
concentrata da 8 mL contiene 500 mg di sotrovimab.
Gli eccipienti sono: L-istidina, L-istidina cloruro monoidrato,
saccarosio, polisorbato 80, metionina, acqua per preparazioni
iniettabili.
Descrizione dell'aspetto di sotrovimab e contenuto della
confezione
Sotrovimab concentrato per soluzione per infusione e' una
soluzione chiara, incolore o di colore da giallo a marrone, da
diluire in una soluzione di cloruro di sodio prima della
somministrazione per infusione endovenosa. E' fornito in un
flaconcino di vetro trasparente monouso con un tappo in gomma e un
sigillo in alluminio.
Sotrovimab e' disponibile in confezioni contenenti un solo
flaconcino.
Titolare dell'autorizzazione alla distribuzione e produttore
GlaxoSmithKline S.p.a. Viale dell'Agricoltura, n. 7 - 37135
Verona (Italia)
Produttori:
GlaxoSmithKline Manufacturing S.p.a. Strada provinciale
Asolana, 90 - 43056 San Polo di Torrile, Parma, Italia
(Produzione, confezionamento primario, etichettatura e
confezionamento secondario, prove di rilascio, rilascio di lotti)
PPD Development, L.P., USA
(Rilascio di prodotto e test di stabilita')
fonte Aifa - 9/8/2021 *** ATTO COMPLETO *** https://www.gazzettaufficiale.it/atto/stampa/serie_generale/originario 13/13
Il giorno della memoria: Eventi epidemici o pandemici storici memorabili
Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha identificato oltre 65 potenziali agenti di bioterrorismo, classificandoli in funzione del rischio che rappresentano per la salute pubblica. La seguente tabella riassume i principali esempi di agenti e tossine esistenti:
Patologia | Agente | Tipo di agente |
Antrace | Bacillus anthracis | Batterio |
Botulismo | Clostridium botulinum | Tossina batterica |
Peste polmonare | Yersinia pestis | Batterio |
Vaiolo | Variola major | Virus |
Tularemia | Francisella tularensis | Batterio |
Febbri emorragiche virali | Arenaviruses (Lassa, Machupo) Bunyaviruses (Congo-Crimean, Rift Valley) Filoviruses (Ebola, Marburg) | Virus |
Influenza aviaria | Influenza Pandemia influenzale del 1918 | Virus Virus ricombinante |
Brucellosi | Brucella spp | Batterio |
Febbre Q | Coxiella burnetii | Batterio |
Tifo | Rickettsia prowazekii | Batterio |
Morva | Burkholderia mallei | Batterio |
SARS | SARS-CoV | Virus |
Ricino | Ricinus communis (semi di ricino) | Tossina vegetale |
Encefalite virale | Encefalite equina orientale Encefalite equina occidentale Encefalite equina venezuelana | Virus |
Altri link
Altri Test
Arbovirus
Patologie/Condizioni Cliniche
Agenti Chimici - Terrorismo
Virus Ebola
Influenza
Bio Crime
Bioterrorismo
La microbiologia forense e il pericolo del bioterrorismo
CDC: Laboratory Response Network for Biological Threats (LRN-B)
CDC: Select Agents and Toxins List
eMedicinehealth: Biological Warfare
Occupational Safety and Health Administration: Bioterrorism
Recente Comunicato Aifa
Si informano gli utenti dei Registri Farmaci sottoposti a Monitoraggio che, a seguito della pubblicazione della Determinazione AIFA n.911 nella GU n.187 del 06.08.2021, a partire dal 07/08/2021 è possibile utilizzare anche l’anticorpo monoclonale sotrovimab, per la seguente indicazione terapeutica:
“Trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni non ospedalizzati per COVID-19, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 severa”.
Inoltre, in attuazione della Determinazione AIFA n.912, è possibile utilizzare la combinazione casirivimab+imdevimab al dosaggio 4.000mg+4.000mg nella seguente indicazione terapeutica:
“Trattamento di pazienti ospedalizzati per COVID-19, anche in ossigenoterapia supplementare (con l'esclusione dell'ossigenoterapia ad alti flussi, o in ventilazione meccanica), con sierologia negativa per gli anticorpi IgG anti- Spike di SARSCoV-2”.
Si richiama l’attenzione sul fatto che gli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2 attualmente disponibili, pur presentando indicazioni d’uso sovrapponibili, si differenziano tra di loro, sulla base di recenti evidenze di letteratura, per capacità di neutralizzare le diverse varianti circolanti. Tutti gli anticorpi anti-SARS-CoV-2 disponibili in Italia (bamlanivamb/etesevimab, casirivimab/imdevimab e sotrovimab) mantengono una adeguata attività antivirale nei confronti delle varianti alfa (lignaggio B.1.1.7) e delta (lignaggio B.1.617.2), mentre l’attività neutralizzante della combinazione bamlanivamb/etesevimab, differentemente dagli altri anticorpi monoclonali disponibili (casirivimab/imdevimab e sotrovimab), è fortemente inibita nei confronti delle varianti beta (B.1.351) e gamma (P.1). Pertanto, ove non sia stata effettuata la genotipizzazione/sequenziamento, e tenuto conto del contesto epidemiologico di riferimento, sono da considerarsi preferibili gli anticorpi monoclonali che al momento risultano efficaci su tutte le varianti (casirivimab/imdevimab e sotrovimab).
(Per il controllo delle varianti di SARS-Cov2 circolanti in Italia è consultare i rapporti periodici dell'ISS disponibili al seguente link: https://www.iss.it/cov19-cosa-fa-iss-varianti)
In conclusione, si ricorda ai medici che le prescrizioni di anticorpi monoclonali relative alla indicazione autorizzate dovranno essere effettuate in accordo ai criteri di eleggibilità e appropriatezza prescrittiva riportati nella scheda clinica, scaricabile in formato .zip, dalla lista dei "Registri e PT attivi", raggiungibile dal box “Link correlati”.
Si specifica infine che, a partire dal 10/08/2021, il registro in oggetto, modificato è disponibile sulla piattaforma web; pertanto tenuto conto della disponibilità di nuovi prodotti, si invitano i referenti regionali a procedere all’abilitazione delle strutture sanitarie autorizzate, accedendo al sistema.
Ufficio Registri di Monitoraggio
Pubblicato il: 10 agosto 2021
Vuoi saper di più sulle allergie alimentari?
Bibliografia utile
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138
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UNI EN 15842:2010 Prodotti alimentari - Ricerca di allergeni alimentari - Considerazioni generali
e validazione dei metodi. Milano: Ente Nazionale Italiano di Unificazione.
Glossarium
Reazioni allergiche
Le reazioni allergiche sono il risultato della produzione di anticorpi IgE specifici contro antigeni comuni e innocui. Gli allergeni sono piccoli antigeni che comunemente provocano una risposta anticorpale IgE. Tali antigeni normalmente entrano nel corpo a dosi molto basse per diffusione attraverso le superfici mucose e quindi innescano una risposta TH2. La differenziazione di cellule T naive allergene-specifiche in cellule TH2 è anche favorita dalla presenza di un burst precoce di IL-4, che sembra derivare da un sottoinsieme specializzato di cellule T. Le cellule TH2 allergene-specifiche producono IL-4 e IL-13, che guidano le cellule B allergene-specifiche a produrre IgE. Le IgE specifiche prodotte in risposta all'allergene si legano al recettore ad alta affinità per le IgE sui mastociti, sui basofili e sugli eosinofili attivati. La produzione di IgE può essere amplificata da queste cellule perché, dopo l'attivazione, producono il ligando di IL-4 e CD40. La tendenza alla sovrapproduzione di IgE è influenzata da fattori genetici e ambientali. Una volta che le IgE vengono prodotte in risposta a un allergene, la riesposizione all'allergene innesca una risposta allergica.
Come nasce l'idea vaccinale
Ogni nostra cellula, quando attaccata da un virus, ha bisogno di creare una proteina difensiva. In questo caso, quella proteina è un anticorpo che si attaccherà al virus per impedirgli di infettare altre cellule o comunque per etichettarlo per la sua successiva distruzione da parte del sistema immunitario.
Per produrre quella proteina, il nostro DNA nel nucleo della nostra cellula, invia il codice identificativo, l'etichetta del virus, a un'altra parte della nostra cellula chiamata ribosoma. Quel codice fornisce ai ribosomi tutte le istruzioni di cui hanno bisogno per raccogliere amminoacidi e legarli insieme per produrre proteine per rendere inoffensivo quel tal virus specifico.
In circostanze normali, il nostro sistema immunitario dovrebbe "vedere" il virus, assorbirlo, far "analizzare" il suo materiale genetico dalle nostre cellule, e quindi le nostre cellule dovrebbero creare gli anticorpi. Questo processo può richiedere del tempo e richiede che noi siamo infettati dal virus o vaccinati con un vaccino che contenga tutto il virus. o parte di esso.
Da qui è nata l'idea di creare vaccini a mRNA, ovvero con riproduzione di parte del virus, anziché ad Adeno Virus, contenenti l'intero virus.
Quando ci viene somministrato un vaccino mRNA, l'mRNA va ai ribosomi delle nostre cellule immunitarie e dice loro di creare l'antigene del virus (che identifica la proteina). Quell'antigene sarebbe quindi riconosciuto dal nostro sistema immunitario e le cellule del sistema immunitario creerebbero gli anticorpi di cui abbiamo bisogno per combattere il virus.
Questo evita la necessità che noi veniamo infettati integralmente e che le cellule immunitarie debbano trovare ed elaborare l'intero virus per fornire gli antigeni virali al nostro sistema immunitario.
Questi vaccini hanno il vantaggio che gli scienziati non stanno coltivando il virus in laboratorio, il che in passato è stato un ostacolo per creare abbastanza virus o particelle virali da somministrare in un vaccino. Il vaccino quindi non è infettivo, il che significa che la possibilità che ti dia la malattia vera e propria è zero, ma semplicemente attiva il tuo sistema immunitario. Comunque questo tipo di vaccino ha un rischio molto basso di innescare una reazione immunitaria avversa e incontrollata, dal momento che non è altro che una provocazione per i ribosomi per indurli a produrre proteine protettive (cosa che fanno tutti i giorni).
Come prevenire gli esiti vaccinali avversi
Ma allora perché ogni tanto avvengono casi di decesso inspiegato post vaccinum, oppure reazioni allergiche avverse?
Perché purtroppo non siamo tutti uguali, e alcuni soggetti hanno delle caratteristiche, seppur in percentuale minoritaria rispetta la massa dei pazienti, differenti dalla media considerata.
Ecco perché, plaudendo il progetto pseudo-vaccinale, che costituisce un apprezzabile tentativo di intervento preterapeutico di tipo preventivo onde rendere comunque inoffensivo questo nuovo tipo di virus, è anche necessario tenere conto di quei soggetti allergici, controindicati per prepatologie, o comunque inidonei alla vaccinazione, i quali non potranno essere obbligati ad assumere i preparati sperimentali per forza, perché ciò sarebbe un rischio per la loro salute, e quindi dovranno essere trattati solo a livello terapeutico in caso di malattia.
Stante in bassissimi livelli di maggior rischio derivanti dalla non vaccinazione non obbligatoria non somministrata a questa bassissima fascia di tali soggetti vax-inidonei o anche semplicemente vax-timorosi presenti nella popolazione, che sono comunque liberi di rendersi conto e di valutare tutti gli effetti collaterali previsti e quindi desctitti nei foglietti vaccinali, e di procedere o meno alla loro assunzione, quali migliori conoscitori del proprio stato di salute, che nessuno deve eprmettersi di porre ad ulteriore rischio di aggravamento se non di estremo pericolo soggettivo ed indivuduale specifico.
Piuttosto che trascurare tali soggetti fragili o deboli, che costituiscono una percentuale minoritaria ed insignificante della popolazione, è auspicabile che la popolazione abile, sana e forte e disposta a sottoporsi al grande sforzo di annullamento collettivo degli effetti del virus mediante vaccinazioje, siano seguiti da medici coscienziosi e puntuali, che provvedano a prescrivere ai loro pazienti gli indispensabili screening molecolari, antigenici e sierologici opportuni, sia prima, che durante, che dopo il decorso della malattia, della comparsa dei sitomi, della terapia, oppure della vaccinazione preventiva, altrimenti farebbero mancare sia al sistema sanitario nazionale, che a se stessi medici che ai loro pazienti, la tabella di dati comparativi essenziali per determinare l'effettivo stato di malattia o di guarigione di ciascun individuo.
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